Una nuova traccia

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    "Nicola... E' Killian. Conosco la bacchetta di Killian e i suoi modi, l'ho incontrato quest'estate... Lui è l'Oscuro..."
    Nicola si svegliò di soprassalto.
    Aveva fatto un sogno, un incubo, non sapeva nemmeno lui decifrare quella cosa, solo che rappresentava una scena reale, troppo nitida nella sua mente.
    Infermeria, Airy che gli parlava, Ayden che non poteva ascoltare.
    Un solo nome aleggiava nella sua testa in quell'istante: Killian.
    Non si era sentito più nulla, il silenzio totale. Però, a volte, il silenzio poteva far più paura di mille rumori. Ci si poteva aspettare qualcosa da un momento all'altro. L'ansia, l'angoscia, erano armi maledettamente pericolose, e Killian sapeva giocare con quelle armi, le sapeva domare. Però Nicola non era da meno, sebbene non giocava allo stesso gioco, non utilizzava gli stessi fattori dell'avversario.
    Si alzò dal letto dopo essere rimasto per diversi minuti lì, a pensare.
    Quando aprì le finestre una luce forte gli colpì gli occhi. Solo dopo qualche secondo riuscì a vedere bene: era ad Hogwarts, era nel suo letto in presidenza, quasi se l'era dimenticato.
    Li studenti sarebbero a breve arrivati nel castello per iniziare un nuovo anno scolastico, lui era arrivato lì prima per iniziare i preparativi e a breve sarebbe arrivato anche qualche collega, quelli più fedeli, volenterosi di aiutarlo.
    Era la prima notte che dormiva a castello, e subito erano iniziati gli scherzi.
    Dopo essersi cambiato e lavato andò dritto dritto nelle cucine a fare colazione insieme ai suoi amici elfi, che ovviamente erano quasi tutti rimasti li l'estate, sebbene lui aveva concesso loro tre mesi di vacanza.
    Bevve un po' di succo di zucca, trangugiò quattro pezzi di torta di mele mentre gli elfi se la ridevano a vederlo così affamato


    -Vi giuro che niente è meglio della vostra cucina!
    Non ditelo a Betta però, senno quella non mi fa tornare più a casa!-


    Soffocò una risate mentre masticava un ulteriore pezzo di torta.
    Poi guardò l'orologio: erano le 9:56, a breve avrebbe ricevuto una visita in presidenza.
    Si alzò in piedi e fece cadere le briciole sul piatto, mise il tutto su un lavandino e disse ad un elfo


    -Whisky, a breve dovrebbe arrivare un ragazzo, probabilmente avrà delle cuffiette alle orecchie per ascoltare la musica, un aggeggio babbano. Ecco gradirei che lo accompagnassi su da me, se sei così gentile...-

    Concluse l'uomo sorridendo all'elfo che con un inchino annuì, anche lui sorridendo.
    Nel frattempo Nicola si avviò per tornare nella sua stanza.
    Quando entrò si diresse da Eärendil, la sua fenice, e le accarezzò le piume appena sopra il becco


    -Chissà se mai troveremo pace in questo mondo...-

    Le sorrise e si sedette sulla poltrona, dietro la scrivania, in attesa.
    Sarebbe dovuto arrivare Albus. Non lo vedeva da un bel po', e non avevano mai chiarito riguardo ciò che era successo quella volta a lezione.
    Inoltre aveva un'altra cosa di cui parlargli, il vero motivo per il quale gli aveva mandato un gufo dove gli chiedeva se poteva presentarsi a castello alle 10:30 per discutere con lui, sorseggiando un buon thè.
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    Albus Severus Potter

    Prefetto - Grifondoro - II Anno - 13 anni
    «Nonna, Nonno, sono ritornato.»
    La voce di Albus si diffuse per la casa, accompagnata dal suono della porta che si richiudeva alle sue spalle. Lanciò lo zaino sul divano d’ingresso ed entrò in cucina.
    «Nonna, che si mangia a pranzo? Muoio di fame!» chiese, prendendo una mela rossa al volo, per poi addentarla.
    «Lo sapevo che saresti ritornato affamato. Ogni volta che provi con quella tua band, torni sempre con lo stomaco vuoto. Sicuro che vai a suonare?»
    Albus scoppiò a ridere alle parole della donna. Quando Selena Green utilizzava quel tono scherzoso, il piccolo grifondoro non poteva far altro che ridere.
    «Nonno? E’ ancora in garage a lavorare alle sue barchette in legno da modellismo?» disse con tono divertito, strappando un sorriso all’anziana donna.
    Albus Severus Potter e Selena Green, erano due vecchietti molto tranquilli e alla mano. A vederli sembravano molto più giovani di quel che erano, ma soprattutto con loro in casa si respirava sempre un’atmosfera di allegria e gioia.
    Il nonno Albus ormai da qualche tempo, aveva scoperto la passione per il modellismo di barchette in legno. Si rifugiava per ore nel garage fuori casa, intagliando, incollando ed inchiodando assi di legno che davano origine a lavori per niente male. Le prime volte, erano usciti fuori lavori non proprio perfetti, ma gli bastò poco tempo per diventare davvero molto abile.
    Una mattina aveva chiesto al nipote se gli insegnasse ad usare “You Tubre”, come l’aveva chiamato lui. Da quel giorno aveva iniziato a seguire vari tutorial sul modellismo, migliorando moltissimo.
    Il tredicenne si apprestò a raggiungere l’uomo nel suo santuario personale. Quando fece il suo ingresso dalla porticina interna alla casa, un grande sorriso disegnò il suo volto, nel vedere quella figura dai capelli bianchi chino sul tavolino da lavoro, con gli occhiali inforcati e vari lenti di ingrandimento posizionati davanti agli occhi. Muoveva la lingua lungo i lati della bocca, nella solita espressione che assumeva quando era concentrato nel fare qualcosa.
    «Allora Albus, vuoi rimanere lì a fissarmi ancora per molto, oppure ti deciderai a parlare?» esordì all’improvviso, alzandosi gli occhiali sulla testa per poi incrociare lo sguardo del nipote.
    «Veramente non volevo dirti niente, volevo solo salutarti!»
    «Come vuoi tu! Ah, vedi che è arrivata una lettera dal preside di Hogwarts in persona per te. L’ho lasciata sulla tua scrivania. Ora vai e lasciami lavoraree!» disse scoppiando a ridere, prima di abbassarsi gli occhiali pronto a riprendere i lavori.
    ”Che tipo!” pensò il giovane divertito, lasciando il garage.

    «Ehilà Odino, come va?» disse accarezzando la testa del suo falchetto da dietro le sbarre della gabbietta. «Che c’è, hai fame?»
    Quando riempì il contenitore del mangiare, il falco bianco e nero, iniziò a cibarsi con avidità. Albus rimase per qualche secondo ad osservarlo, dopo di che spostò la sua attenzione sulla lettera del preside.
    Non si sentivano ormai da tantissimo tempo. Anche gli ultimi giorni dello scorso anno non si erano proprio visti, se non a lezione. Più guardava la lettera e più si accorgeva di non avere la più pallida idea di cosa il preside volesse da lui, soprattutto in quei giorni di fine estate.
    Si sedette alla scrivania e con calma aprì la busta. I suoi occhi iniziarono a leggere la calligrafia precisa e ordinata di Nicola.
    «Che cosa?!» gridò.
    Si alzò di botto, facendo volare la sedia dall’altra parte della stanza. Tirò fuori il suo baule vuoto da sotto il letto e iniziò a riempirlo alla rinfusa, con tutti i vestiti che aveva nell’armadio. Chiuso il baule, aprì la gabbietta di Odino facendolo saltare sul suo braccio.
    «Vai ad Hogwarts e fatti vedere da Nicola! Ci vediamo lì tra meno di un’ora!» disse aprendo la finestra della camera.
    Guardo il suo fidato compagno volare via veloce, diretto verso il luogo che gli era stato detto.
    Con le cuffiette alle orecchie, il baule nella mano destra, scese al piano di sotto.
    «Nonna, Nonno!» gridò. «Devo tornare ad Hogwarts. Mi dispiace dovervi lasciare così improvvisamente, ma il preside vuole che rientri prima quest’anno. Vi scriverò più lettere che potrò, ci vediamo a natale!» disse, uscendo come un lampo da casa.
    Arrivato sulla strada, alzò la bacchetta e in battito di ciglia, comparve il bus color melanzana davanti ai suoi occhi.
    «Ernie, portami più veloce che puoi ai cancelli di Hogwarts, grazie!» disse una volta salito sul Nottetempo.

    Come ogni viaggio su quell’aggeggio infernale, durò pochissimo. In men che non si dica, si ritrovò con il baule e la gabbietta di Odino, dinanzi ai grandi cancelli di Hogwarts. Fece per avanzare, che i cancelli si spalancarono e una figura bassa, dal corpo affusolato, le orecchie a punta e gli occhi a palla comparve.
    «Ehi Whisky, che piacere rivederti!» disse sollevando l’elfo dalle ascelle, per fargli fare un giro completo in aria. «Fammi un favore. Occupati delle mie cose. Manda tutto nel mio dormitorio. Il preside lo raggiungo da solo, so la strada! Ci vediamo nelle cucine più tardi, muoio di fame cavolo!»
    Si allontanò, sventolando una mano al cielo. Estrasse la bacchetta e con un gesto sicuro, appellò una scopa volante.
    Ora si trovava a volare a tutta velocità verso la torre del preside. Non montava una scopa volante da ben tre mesi. La sensazione che provò in quel momento fu fantastica. Anche se aveva fretta, travolto dall’euforia del momento, si lasciò andare a piroette e acrobazie varie, accompagniate da urli di gioia.
    Si fermò a mezz’aria davanti alla finestra della presidenza. Bussò sul vetro e con un gran sorriso accolse lo sguardo del preside dall’interno della torre. Fece segno all’uomo di aprire la finestra, così evitava di dover salire interminabili rampe di scale.
    Quando le ante furono spalancate, entrò.
    Atterrare nello studio del preside di Hogwarts non era proprio una cosa da fare, ma con Nicola le cose erano diverse. Lui era diverso e anche il rapporto che c’era tra i due era diverso.
    «Buongiorno preside! Mi scuso per quest’entrata improvvisa, ma non avevo voglia di farmi tutte quelle scale.» disse ridendo, togliendosi gli auricolari dalle orecchie.
    Si guardò un attimo intorno. Lo studio era proprio come l’aveva lasciato lo scorso anno. La bellissima fenice di Nicola era sempre al solito posto. Poi sentì un gracchiare famigliare. Spostò lo sguardo alla sua destra e vide Odino, appollaiato sul davanzale interno dello studio. Allungò un braccio per richiamarlo a se.
    «Tu sei il migliore, lo sai vero?» disse al suo falchetto accarezzandogli la testa. «Preside, come mai mi ha chiesto di tornare a scuola prima quest’anno?»

     
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    Non si sentiva agitato, non era quella la sensazione che provava durante l'attesa.
    Se vogliamo poteva trattarsi di un bel mix di tante cose, che non lasciava capire quale tra tutte potesse avere il sopravvento sulle altre.
    Ansia, per dire quello che aveva scoperto, dopo tutto il tempo che ci aveva messo;
    Curiosità, nel vedere se Albus era cambiato, se stava meglio dell'ultima volta che erano stati in una stessa aula;
    E un pizzico di paura. Non sapeva se tutto potesse filare liscio, se quello che il Grifondoro avrebbe sentito lo avrebbe rassicurato, o reso felice. Magari in quel periodo estivo aveva deciso che di tutta quella faccenda dei suoi genitori non ne voleva più sapere niente perchè era stanco di stare male, e invece il preside era andato a cercare indizi e glieli avrebbe sparati in faccia al ragazzo nel momento in cui lui stava per dimenticare il tutto.
    Mille preoccupazioni vagano nella testa del preside, mentre seduto attendeva l'arrivo del giovane. Era una sensazione strana, preoccupazioni strane. Quasi un senso paterno lo colpiva, aveva paura per Albus, paura che si cacciasse nei guai, che facesse di testa sua. Forse perchè si rivedeva nel tredicenne, nei modi di fare, nel carattere, e in parte anche nella storia vissuta.
    Anche Nicola aveva perso i genitori, anche i suoi genitori erano stati uccisi...
    Pensieri, pensieri, pensieri, tanti, troppi pensieri che vennero interrotti da dei lievi colpetti alla finestra alla sua sinistra.
    Nicola alzò lo sguardo e vide un falchetto intento a farsi sentire. Gli sorrise e si alzò per andargli ad aprire la finestra.
    Non appena entrò Eärendil gracchiò: non era molto contenta che le attenzioni del preside si soffermassero su un altro volatile che non era lei, così Nicola la rassicurò


    -Tranquilla, lui è Odino, il falco di Albus.
    Cercate di fare amicizia voi due piuttosto-


    Detto questo tornò a sedere, in attesa.
    Circa dieci minuti più tardi, ancora assorto in nuovi pensieri, il preside tornò con la mente a terra sentendo sbattere, in modo più deciso di prima, alla medesima finestra.
    Puntò nuovamente lo sguardo nello stesso punto ma la sua espressione mutò: sorrise alla vista di un ragazzo che si reggeva su un manico di scopa, con capelli spettinati e mossi dal vento.
    Andò subito ad aprirgli e lo fece entrare.
    Lo lasciò parlare con il suo falchetto e poi gli fece segno di accomodarsi.


    -Una cosa alla volta, Albus.
    Intanto, gradisci del thè o succo? Qualcosa da mangiare o da bere?-


    Gli disse sorridendogli, avendo sentito dei gemiti provenire dallo stomaco del ragazzo, era sicuramente affamato

    -Scusami se ti ho fatto saltare quello che sarebbe sicuramente stato un pranzo eccezionale, le nonne fanno miracoli, ma credo che ciò che ho da dirti sia estremamente importante...-

    Continuava a parlare guardando il ragazzo con un sorriso.
    Non c'era niente di cui preoccuparsi, nessuna faccenda strana, nessun segno di oscuri presagi o uomini incappucciati per il momento, ma comunque il discorso era importante e rilevante, o almeno così lui pensava potesse esserlo per il ragazzo


    -Hai passato una bella estate? I tuoi nonni stanno bene?-

    Concluse, per il momento, il preside.

     
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    Albus Severus Potter

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    Odino era accora appollaiato sul suo braccio, quando il preside prese a parlare. Con un fluido movimento del braccio, fece volare via il falchetto, che andò a sistemarsi in placido silenzio, sul corrimano del piano alto della presidenza.
    Era estremamente curioso di sapere cosa il preside aveva da dirgli. Però, con il suo solito fare, Nicola iniziò con un approccio calmo, cercando di mettere a suo aggio il suo ospite. Alle parole di cibo e bevande, tutta la curiosità di Albus sparì.
    «Veramente muoio di fame. Quindi se proprio insiste non faccio complimenti. Ah, un succo di zucca va benissimo, grazie!» rispose, prendendo posto su una delle due sedie posizionate davanti alla scrivania. ”Comodissima!” pensò rilassandosi.
    «Effettivamente nonna stava per cucinare il mio piatto preferito, ma ero più che sicuro fosse una cosa importante, altrimenti non mi avrebbe convocato qui così all’improvviso. E comunque a me fa piacere ritornare ad Hagwarts. Questo posto è casa mia e lei lo sa bene.»
    Albus parlava con la sua solita vivacità e sincerità. Senza peli sulla lingua o giri di parole. Il grifondoro poteva essere paragonato al fuoco, impetuoso, devastante e completamente coinvolgente.
    «Quest’estate mi sono divertito molto. Sa, mi sono unito ad un gruppo babbano che cercava un batterista. Ho passato due mesi a suonare e a fare serate. E’ stata un’esperienza davvero bella e preziosa. Per quanto riguarda i nonni, stanno benissimo, fin troppo bene direi. Nonno continua ad interessarsi al modellismo babbano di barche a vela…» fece una pausa. Un espressione buffa aveva accompagnato il racconto del nonno e della sua passione. «Ad essere sincero è anche piuttosto bravo, sa!» scoppiò a ridere.
    La sua risata si propagò per tutta la stanza. Era così pura e cristallina, che era difficile non ridere solo sentendola. L’Albus che quel giorno si era presentato al cospetto del preside, era completamente diverso dall’Albus che aveva lasciato la scuola un’anno prima.
    Era ritornato il solito ragazza allegro e divertente. La solita impulsiva testa calda che non si faceva problemi a fare o a dire qualcosa. L’estate gli era servita per ritrovarsi e capire veramente la strada che aveva intenzione di percorrere. Però, anche se era tornato il solito Albus, il vuoto lasciato dalla morte dei suoi genitori, insieme all’ingiustizia dimostrata nei loro confronti, avrebbero lasciato un segno indelebile nella sua anima e nel suo cuore.

    Quando comparve il vassoio con il mangiare degli elfi, senza troppe cerimonie si servì. Aveva una coscia di pollo stretta nella mano destra, la bocca piena di carne per il morso appena dato.
    «Popessore, lei non mongia?» chiese a bocca piena, sputacchiando di qua e di là pezzi di carne.

     
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